Vorrei fosse mia la frase del titolo, ma ci ha pensato qualche anno fa un altro tizio: si chiamava Albert Einstein…non so se ne avete mai sentito parlare.

Mai come in questi periodi noto una crescente intolleranza nei confronti dei “diversi da noi”: metto qualche paletto e il mio ragionamento prenderà in considerazione solo quelli nati sul suolo italico.
Razzista si, razzista no: chi è realmente un razzista?

La Treccani definisce “razzistachi sostiene e attua la teoria e la prassi del razzismo (claro…) che a sua volta definisce come ideologia, teoria e prassi politica e sociale fondata sull’arbitrario presupposto dell’esistenza di razze umane biologicamente e storicamente «superiori», destinate al comando, e di altre «inferiori», destinate alla sottomissione […] più genericamente, complesso di manifestazioni o atteggiamenti di intolleranza originati da profondi e radicati pregiudizî sociali ed espressi attraverso forme di disprezzo ed emarginazione nei confronti di individui o gruppi appartenenti a comunità etniche e culturali diverse, spesso ritenute inferiori.

Lo dice la Treccani e credo che non avrebbe potuto spiegarlo meglio.

Tuttavia più che di razzismo, a mio modestissimo parere ritengo che spesso il termine giusto da usare dovrebbe essere “ignoranza” (nel vero senso del termine) e, perchè no, “egoismo”: si tende ad aver paura del prossimo, se di nazionalità, colore o religione diversa ancora meglio.
Non sta a me fare un’analisi di ciò che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno: giornali, TV e social network sono un continuo battibecco riguardo l’arrivo e la “gestione” di queste orde di profughi che raggiungono le nostre coste. Se da un lato si trovano persone con molta umanità, dall’altro ce ne sono, purtroppo, altrettante che, anche grazie ad istigazioni di alcuni personaggi, questi profughi li vedrebbero bene a guardare le margherite dalle radici.

Non voglio entrare nel merito di queste ideologie: io ho le mie idee, altri le hanno in senso opposto. Siamo in un ecosistema dove dopotutto si deve convivere: in natura esistono le farfalle ma anche le cimici.

La cosa che però spesso mi urta, è la totale avversione ad utilizzare l’intelletto per rendersi conto di quanto il Mondo è una mescolanza di una sola razza: quella umana appunto.

Siamo tutti interconnessi e il fatto che esistano dei confini tra le Nazioni, perchè così ci è stato insegnato fin da bambini, dovrebbe farci ricordare che è solo frutto di un’invenzione dell’uomo.

Il dimostrarsi intolleranti nei confronti di altri popoli lo trovo esattamente il non voler usare minimamente il cervello: dico io, ormai che ce l’abbiamo all’interno del cranio, perchè non usarlo?

Tutto ciò che abbiamo sotto mano e sotto agli occhi quotidianamente altro non è che la conseguenza di uno scambio interculturale a livello globale, è l’utilizzare la nostra presenza su questo pianeta nel migliore dei modi.

Oggi sono andato all’inaugurazione della mostra di Basquiat (molto, molto, moltissimo bella ed interessante) al Mudec, il Museo delle Culture di Milano.
Prima di entrare nelle sale dedicate alla mostra, sono stato attratto da un lungo pannello molto significativo che ci fa capire quanto siamo interconnessi e che, senza questa interconnessione (poi la smetto di usare questo termine per un pò), non saremmo la stessa cosa.

Riporto le foto, solo con lo scopo di rimettere in moto il nostro intelletto, in modo da utilizzarlo al meglio non appena quel cancro che è l’intolleranza dovesse far capolino nelle nostre testoline…

Noi (italiani intendo) abbiamo una vita agiata grazie a:

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Ecco: nelle nostre vite c’è un pò di tutto il Mondo.

Se solo ce lo ricordassimo giorno dopo giorno magari si riuscirebbero a tollerare meglio alcune situazioni e ad utilizzare le barriere solo quando si tira un calcio di punizione.

Perchè è vero che esistono i delinquenti, ma la razza non c’entra nulla, dal momento che, di razza, ne esiste solo una: quella UMANA.

E se la razza umana imparasse a collaborare, magari ci sarebbe posto per tutti in ogni luogo.

Peace

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